La scuola del Borgo San Giacomo, di proprietà del Seminario
vescovile. Il suo affitto è stato ridotto del 15% nel 2014.
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Quanto costano al
Comune gli immobili in affitto? Tanto, probabilmente troppo. Soldi che pesano
sul bilancio e di conseguenza sulle tasche dei cittadini. Nel 2014 circa 325 mila euro, nel 2013 oltre 350 mila euro e negli anni precedenti
ancora di più. Nel 2009 il nostro Comune era arrivato a mettere a bilancio la
bellezza di 475 mila euro per pagare
l’affitto di locali spesso non utilizzati a dovere. Basta ricordare la vicenda
del Palazzo Ex Macelli: era di proprietà del Comune. poi è stato ceduto ad un soggetto
privato che un attimo dopo averlo acquistato lo ha affittato allo stesso Comune
di Osimo. Un’operazione degna dei tempi d’oro della finanza CREATIVA. Il Comune
pagava un affitto di oltre 80 mila euro l’anno!
Nel corso degli anni ci
sono stati altri casi simili. Ricordiamo ad esempio il contratto stipulato il 28 aprile del 2009 (in piena campagna elettorale)
del valore di € 15.053,16 annuali, che se consideriamo l’intero periodo
contrattuale previsto comportano una spesa totale a carico del Comune di oltre
90 mila euro.
Ma ci
sono altri affitti pesanti che continuano a pesare sulle casse comunali. Ad
esempio quello pagato al seminario vescovile, per un importo di oltre 91 mila euro nel 2013, per i locali
occupati dalla scuola media del Borgo San Giacomo. Oppure i quasi 80 mila euro erogati sempre nel 2013 a
favore dell’Istituto Campana.
L’attuale
amministrazione comunale in questi primi mesi di governo ha messo mano alla
situazione ed è riuscita a ottenere in alcuni casi una riduzione del 15 per cento degli affitti in corso
d’anno, a seguito di trattative per l’abbattimento del canone. E i
primi effetti si sono visti con una diminuzione dei costi di oltre 25mila euro nel 2014 rispetto all’anno
precedente.
Il gruppo consiliare
del Pd Osimo chiede
all’Amministrazione di procedere con forza in questa direzione, adeguando gli affitti alle
reali quotazioni dei prezzi di mercato del territorio, ma facendo anche
una riorganizzazione degli spazi e verificando la possibilità di utilizzare
locali di proprietà del Comune in luogo dei contratti di affitto. Oppure
valutare soluzioni alternative, con locali messi a disposizione e condivisi da
più associazioni contemporaneamente e utilizzati a richiesta a seconda delle
esigenze di ciascuna.